Friday, February 15, 2013

Ogni fine e' un nuovo inizio.


Dopo poco piu' di due anni si conclude il mio percorso terapeutico. O almeno, si sospende a data da destinarsi, se mai ce ne sara' una. La decisione e' stata solo la mia. Lei (la teraputa) mi ha invece consigliato di continuare e di lavorare sulle ultime cose di cui abbiamo parlato nella nostra ultima seduta. Ha anche detto che questo periodo di confusione ed isolamento che sto passando potrebbe essere utile in terapia, per aiutarmi a capire meglio me stessa e ad affrontare cose che non vanno. Lo so che probabilmente ha ragione, ma al momento io non ne ho voglia. E cosi' ho mantenuto la mia decisone e per ora ho sospeso. 
Ho fatto terapia per anni (2 piu' sei mesi piu' 2 e qualche cosa, totale quasi cinque) andando sempre regolarmente in tutti i casi. Fuori dalla terapia, ho fatto sempre del mio meglio per riflettere su cio' che ci eravamo detti, per cambiare atteggiamento e vedere le cose in modo diverso. Piu' di cosi' non so bene cosa fare. Pero' a me di risultati non sembra di averne visti. O meglio, si ne ho visti, ma non tanto quanto avrei voluto. Quindi o che ho fatto le cose sbagliate senza volerlo, o che dovrei rivedere i miei obbiettivi.   
La scorsa settimana (dopo la seduta di terapia che mi ha fatto decidere di smettere) sono tornata a casa e mi sono fatta male senza ritegno. Il giorno dopo, replica. Questa cosa dell'autolesionismo, e' sempre li', che attende di saltarmi al collo e prima o poi ci riesce. Ed onestamente non ho neppure troppa voglia di fermarla. Tanto, penso, non e' che nessuno deve guardarmi, non e' che ho un moroso che potrebbe insospettirsi a vedere la gamba destra piena di lividi e graffi. Il tutto rimane inevitabilmente nascosto sotto vestiti alla moda e colorati, quindi? che differenza fa? per quanto questo discorso mi sembri stupido (e lo e' proprio), non riesco a cancellarlo dalla mia testa, rimane li' da qualche parte e non so ne va. Poi (e questo mi sembra doveroso dirlo) dopo essersi fatti del male, si sta peggio di come si stava prima, con gli stessi problemi, e quindi non risolve nulla, anzi complica le cose. Questo lo so, e quando nel 2006 finii i primi due anni di terapia l'avevo non solo capito razionalmente, ma anche internalizzato. Oggi, no, lo capisco solo razionalmente, lo so, ma poi qualcosa capita e scego la via dell'autolesionismo. 
Anche col cibo, si, ho un'alimentazione sana, cucino, mangio quello che mi piace. Ma ho sempre paura di uscire a cena con amici, tanto che guardo il menu' su internet prima, cerco di prendere cose in comune con altri cosi' mangio meno. Ho sempre i miei cibi sicuri su cui punto per sentirmi meno in colpa, sempre a cena fuori o quando cucino. Recentemente se vado fuori a cena, l'altro pasto lo salto, faccio uno spuntino, perche' fare due pasti di cui uno fuori mi causa troppi sensi di colpa. Non conto le calorie, e mangio, non e' che faccio diete da fame. Ma l'ossessione cibo non e' sparita, diciamo che e' gestita e mi permette di condurre una vita "normale". La mia conclusione e' che questo livello e' il meglio cui posso arrivare. Si, magari se fra un po' di tempo, la mia vita diventa meno stressante, magari mi capita qualche cosa di bello sul lavoro, o incontro qualcuno di speciale. O trovo un gruppo nuovo di amici con cui davvero ho una sintonia speciale. Ecco che allora le cose possono andare un po' meglio, l'ossessione puo' diminuire. Ma e' un'oscillazione, e se il gruppo sparisce, il lavoro si incasina, l'amore finisce, ecco che piano, piano, torno a come sto oggi. 

C'e' stata una parentesi della mia vita in cui ero sana. E' durata un paio di anni, forse anche tre. E poi? poi piano piano sono tornata indietro. Non so neanche io come sia successo perche' sia successo. E' capitato. Piano piano ho inizaito a ridurre le calorie, ed in proporzione i sensi di colpa per cio' che mangiavo hanno iniziato ad aumentare. E poi e' tornato l'autolesionismo, da un giorno all'altro, come un ex-moroso che ti telefona dopo anni. Ed io pensavo che fosse una parentesi, un incidente di percorso, che, una volta affrontato, sarebbe andato via. Invece ahime' l'incidente di percorso era quel perido in cui ero sana. Quindi tutto cio' in cui penso sia realista sperare e' un altro incidente, un'altra oasi di serenita' che non so quando e se tornera'.       

Avete presente quando vedete quelle foto per la campagna contro la volenza sulle donne che mostrano quelle povere vittime pieni di lividi. E tu le guardi, e ti chiedi chi siano quei mostri che hanno potuto ridurre cosi' un essere umano. Ecco, quel mostro sono io. Non con il corpo di altri, ma con il mio. Ed io le guardo, e mi fanno tenerezza, vorrei abbracciarle forte e dire loro che mi dispiace. Ma quando guardo i miei di lividi, non sento niente. Li guardo, mi scrollo le spalle e finisce li'.   

Wednesday, February 6, 2013

A volte ritornano


E' da tanto che non scrivo piu' qui, ma non sono mai stata brava ad avere un diario, o a scrivere tanto. Scrivevo alle mie amiche, quando da piccola andavo al mare ed incontravo persone di citta' lontana dalla mia, o quando mi sono trasferita in giro per il mondo. Se non c'e' nussuno che legge, probabilmente non mi viene spontaneo scrivere. Ma forse mettere nero su bianco cio' che sento potrebbe aiutarmi. 

Avete presente quei casi di tossicodipendenti che non guariscono mai e che escono ed entrano in comunita' per tutta la loro vita (o finche' non muoiono di overdose)? ecco, io sono una di quelle. In versione meno tragica, ovviamente. Ho una vita, un bel lavoro, tanti amici. Esco e faccio tante cose. Poi quando chiudo la porta di casa, mi riempio di tagli, di lividi, dappertutto. Oppure mi sento ossessionata dal cibo, e da cio' che ho mangiato. Non e' sempre stato cosi', ho avuto momenti belli, momenti di serenita' e normalita'. Ma poi si ritorna li'. Lo sapevo che sarebbe stato cosi', ma e' dura da accettare. Credo che accettare di essere cosi', con questi problemi sia dura. Ho fatto anni di psicoterapia, nella segreta speranza di poter guarire, ma non sono guarita. Anni fa ero convinta del contrario, mi alzavo ogni mattina e lottavo per mandarli via, per essere "normale", per essere una persona come tutti gli altri e mi sono illusa di poter vincere. Ma non si vince, si deve accettare come il colore dei capelli, l'altezza e la forma delle tue ossa. Puoi metterti i tacchi, farti la tinta e vestirti in un certo modo, ma alla fine puoi dare un'impressione diversa a tutti, ma non a te, perche' tu sai.

Un mio modo per mantenermi normale in mezzo a tutto cio', e' fare il maggior numero di cose normali che posso al giorno. Cosi' anche se c'e' una contraddizione nel graffiarsi senza ritegno, e poi darsi la crema vellutante dopo la doccia, so che sto facendo qualche cosa di normale, non mi lascio andare al mio probelma ma mi tengo aggrappata alla vita! Cosi' nonostante tutto, esco sempre vestita bene, curata e mi trucco! cosi' ricevo un sacco di complimenti, sul mio abbigliamento, su come sono sempre curata e ben vestita. Forse dovrei essere contenta di questi complimenti, perche' mi dicono che sto facendo un bel lavoro. Non sono serena, ma lo faccio, ed e' meglio di niente. E spero un giorno di esserlo anche. Pero' la realta' e' che li odio, perche' nessuno va oltre, non vede la tristezza che c'e' dietro tutto questo, non mi vede quando piango nella metro mentre vengo al lavoro, non mi vede a casa, quando mi riempio di tagli e pugni. 
Ma non e' una lamentela, perche' alla fine sono io che lascio tutti fuori, sono io che metto delle barricate fra me e la gente. Ho cio' che chiedo. Solo che a volte, vorrei poterne far entrare uno a tenermi compagnia, a stare con me in tutto questo casino. Ma come fai a coinvolgere qualcuno? soprattutto quando tu per prima vorresti alzarti ed andartene?